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Maria Rita La Ferla, counselor dell’Associazione Lauretana di Vittoria, ci racconta, in breve, la duplice esperienza che, nel corso dell’anno, ha affrontato nell’ambito del progetto “Ri-Belli”, seguendo sia il Laboratorio di sostegno alla genitorialità, “Ri-belli per star bene”, sia il Laboratorio di educazione all’affettività per adolescenti, “Ri-Belli per volersi bene”.
“Entrambi i laboratori sono stati fortemente voluti da tutti noi dell’equipe, nonostante qualche ovvio timore iniziale per i possibili risultati.
Anche se, in questo senso, potevamo contare sul fatto che entrambe le iniziative si basavano su richieste specifiche pervenute proprio dai genitori dei partecipanti, i quali avevano fortemente voluto affrontare temi specifici, anche per i loro figli.
Dopo l’elaborazione delle tematiche e l’organizzazione delle riunioni, abbiamo potuto constatare, da subito, come i risultati siano stati davvero gratificanti.
Ed in particolare, proprio “Ri-Belli per star bene”, il laboratorio di sostegno alla genitorialità che avevamo attivato, ha avuto una serie di riscontri molto positivi.
Al centro dei nostri confronti, ovviamente, tutti gli aspetti del difficile ruolo del genitore.
I partecipanti si sono sentiti molto motivati dal confronto, specie per quel che concerne la conoscenza, l’adesione e la vicinanza ad un preciso modello genitoriale.
Inoltre, i genitori stessi hanno avuto la preziosa occasione di raccontarsi e confrontarsi tra loro.
Questo scambio di esperienze e di conoscenze, che parte dal vissuto di ciascuno di loro, è stata la chiave per la creazione di un gruppo forte e coeso, che ha condiviso il modo di vivere la propria genitorialità e, da lì, ha colto l’occasione per la creazione di vere e proprie amicizie.
E tutto ciò, nonostante i partecipanti non si conoscessero affatto tra loro, prima del laboratorio.
In sintesi, questa iniziativa, ha consentito, di fatto, la creazione di un vero e proprio gruppo, di amici e di compagni di viaggio nell’esperienza della genitorialità, che è riuscito ad andare oltre l’esperienza del laboratorio stesso”.
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