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La Caritas diocesana di Ragusa è in prima linea, da anni, sul territorio di Ragusa, per far rinascere la speranza. Domenico, quali sono i motivi che hanno portato alla nascita del progetto “Ri-belli”?
La Caritas da sempre è attenta ad alcuni contesti del nostro territorio che presentano fragilità importanti, dal punto di vista sociale e non solo. Ci stava particolarmente a cuore la questione della povertà educativa che individuavamo presente sia in alcuni contesti urbani, come il Centro Storico di Ragusa, sia nelle periferie “estreme” e nelle aree rurali, come Marina di Acate.
Negli anni passati alcune iniziative svolte a stretto contatto con le scuole di Ragusa, Acate e Santa Croce Camerina avevano dato risposte, seppure parziali, a bisogni inascoltati anche da parte di altre agenzie educative.
Il bando “Un passo avanti” è stato per i partner del progetto un approdo naturale per completare l’azione di sviluppo di territori fragili, e rinforzare la promozione della dignità delle persone e lo sforzo pedagogico volto a creare cittadini consapevoli e responsabili.
L’attuale emergenza epidemiologica sembra aver acuito le problematiche dei territori in cui “Ri-Belli” opererà concretamente. E’ difficile colmare il profondo divario che si è ulteriormente allargato in questi mesi complessi?
Io credo che il mutato scenario abbia accresciuto le nostre responsabilità nel pensare le pratiche di integrazione e di inclusione. La Caritas non arretra di fronte a questo impegno e farà la sua parte a fianco della partnership che porta avanti questo progetto.
Uno dei primi nodi da affrontare in questo momento è la didattica a distanza, pur necessaria vista la pandemia. Non è normale che la casa diventi scuola e che venga a mancare totalmente il rapporto relazionale e umano che si sviluppa a scuola. Questo vuoto di contatti con il mondo esterno rischia di amplificare solitudini e segregazioni che rendono più difficile la crescita dei ragazzi. Ecco che il progetto si preoccupa di creare alternative pomeridiane e occasioni di incontro per i ragazzi, attraverso alcuni laboratori che ospiteremo noi come Caritas.
Non sono preoccupato del fatto che i limiti dell’attuale situazione epidemiologica potranno rendere più difficile il raggiungimento di tutti gli obiettivi che ci siamo fissati. L’aspetto più importante è il fatto che non stiamo abbandonando i nostri figli, le nostre famiglie amiche, lo straordinario lavoro fatto in questi anni. Stiamo provando, anzi, ad andare ancora oltre, aggiungendo un altro tassello al nostro impegno quotidiano.
Una bimba, nel “Presidio” di Marina di Acate, trova uno spazio sicuro in cui giocare
Una fotografia della situazione attuale in queste realtà difficili, dal vostro Osservatorio che in questi mesi ha continuato ad operare sul campo, proprio al servizio di queste situazioni di emergenza, come “sentinelle” contro le molteplici criticità
Certamente c’è una preoccupazione diffusa che riguarda la sfera sociale, educativa ed economica. Ma proprio in quanto “sentinelle”, abbiamo potuto sperimentare in questi mesi come, attorno al nostro operato, ci sia una grande fiducia da parte delle persone. Chi si rivolge a noi sa di poter contare su persone preparate e competenti che anche nei momenti di grande difficoltà sono presenti sul campo.
Questo ci viene riconosciuto ed è per noi un risultato straordinario per la verifica del nostro agire quotidiano per il bene di tutta la collettività.
Il ragionamento vale soprattutto per quei minori che si apprestano a diventare grandi, ad assumere i primi impegni di responsabilità. A loro, sia italiani che stranieri, è rivolto il progetto Ri-Belli per confortarli con la certezza che alcuni percorsi non sono preclusi.
Il nostro compito è tenere accesa una luce per il loro futuro, con la voglia e l’entusiasmo di costruire oggi ciò che sarà domani.
Molti, in questi mesi, si chiedono se, dopo, saremo migliori o peggiori
Mi auguro possiamo diventare veramente migliori. La pandemia sta segnando indelebilmente il nostro presente e il nostro futuro. Ma alcuni segnali mi preoccupano, in prospettiva futura.
Molti agiscono come se non fosse successo nulla; molti pensano già al “vaccino”, per poi, magari, ricominciare a camminare nel vecchio percorso pre-pandemia, ricco di indifferenza e di vacuità morale e materiale. Io spero che, invece, possiamo iniziare a guardare all’aspetto umano prima di quello produttivo.
In questo senso, Impresa Con I Bambini e Fondazione Con il Sud hanno una mission importante. Hanno mostrato, negli anni, un’attenzione alla dignità delle persone che è il vero fulcro su cui dobbiamo, necessariamente, costruire il nostro futuro.
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